|   Henricus
      Decimator
      
       Libellus
      de stellis fixis et erraticis…in fine brevis additus est tractatus de
      stellis crinitis sive cometis, et stellis cadentibus. Magdeburgum
      1587  
 
      
      
       
       Henricus Decimator (1544-1615), teologo e umanista
      tedesco di Gifhorn- Hanover, compone il libro che presentiamo con
      l’intento di compendiare in una unica opera la descrizione del cielo
      stellato, costellazione per costellazione, seguendo con precisione il
      libro VIII dell’Almagesto di Tolomeo, completandolo con i vari
      riferimenti filologici agli autori e studiosi che nei secoli successivi si
      sono occupati , in modo scientifico o letterario, degli stessi argomenti.
      
       
       
       Dopo aver dato nei primi capitoli le definizioni
      principali quali quelle di  Stellae,
      De divisione Stellarum, De materia Stellarum, De figura Stellarum, De
      Causa Scintillationi Stellarum…, l’autore si sofferma sulla
      distinzione per genere delle figure celesti per poi elencarle
      sommariamente. Segue finalmente la descrizione delle costellazioni
      suddivise nelle tre classiche partizioni: De
      Signis Zodiaci, De Signis Septentrionalibus, De Signis Austrinis.     
   
      
       La prima parte del trattato si conclude quindi con la
      sezione dedicata alle stelle erranti o pianeti corredata da sette belle
      incisioni allegoriche. 
      
       Una breve seconda parte del libro riassume le conoscenze
      cinquecentesche relative alle comete e alle stelle cadenti.
       
       Le
      tesi sostenute dall'autore sono quelle classiche della filosofia
      aristotelica scolastica sebbene un breve paragrafo dell'ultimo capitolo
      sulle comete sia dedicato alle obiezioni che possono essere mosse all'idea
      che questi corpi siano solo fenomeni atmosferici e non corpi celesti posti
      oltre la Luna, tra le quali: Cometae moventur duplici moto iuxta motum
      stellarum. Ergo: Sunt stellae. Vengono inoltre elencati esempi
      di comete apparse nel cinquecento quali quelle del 1500, 1506, 1531, 1532,
      1533, non è citata invece quella del 1577, la grande cometa per la quale
      Tycho Brahe aveva calcolato un movimento in parallasse determinandone
      quindi la sua sicura non  appartenenza al mondo sublunare. Vedi a tal
      proposito la sezione Corpi
      celesti per
      cortesia di  Museo
      Astronomico - Orto Botanico di BreraUniversità degli Studi di Milano
 
 
       
       I disegni delle quarantotto figure tolemaiche, che
      seguono sistematicamente la descrizione delle singole costellazioni, sono
      prodotti ispirandosi genericamente allo stile dei planisferi del Dürer
      del 1515
      e sono quasi identiche a quelle prodotte da un anonimo  autore 
      
		
		(Theodorus 
		Graminaeus)
      per
      illustrare l'opera  
       
		Arati
      Solensis PHAENOMENA ET PROGNOSTICA.
      Interpretibus M. Tullio Cicerone, Rufo Festo Avieno, Germanico Caesare,
      Una cum Eius Commentariis. 
		C.
      Iulii Hygini Astronomicon...
 
      
       
		Coloniae Agrippinae (
      
      Cologne
      
      ) : apud Theodorum
      Graminaeum, 1569 (1570).
     
		Evidente anche
      	il riferimento all'opera di Vopel del 1534:
      
           
		
		C. Ivlii Higini, 
		Avgvsti Liberti, Poeticon Astronomicon : Ad Vetervm exemplarium eorumq[ue] 
		manuscriptorum fidem diligentissime recognitum, & ab innumeris, quibus 
		scatebat, uitiis repurgatum, Coloniae 1534 
		
		
		http://www.atlascoelestis.com/Hyginusvopel%201534.htm 
		
		
		
		https://www.astronomie-nuernberg.de/index.php?category=duerer&page=decimator-1587   Le costellazioni sono rappresentate 
      in proiezione convessa come se fossero collocate sulla superficie
      di un globo, sono però disegnate di spalle al fine di mantenere la
      corrispondenza tra la posizione anatomica degli astri e la descrizione che
      ne fa Tolomeo nel suo catalogo.
      
      
        Le stelle,
      suddivise in classi di sei magnitudini, sono riportate sulle carte insieme
      al corrispondente indice numerico utilizzato nel catalogo
      dell’Almagesto.
      Con
      un tratteggio viene indicata, nelle tavole dove è presente, la Via
      Lattea, vedi ad esempio il  Cygnus.
      
        L’autore
      indica con delle lettere latine le linee principali del reticolo di
      riferimento utilizzato nelle singole tavole: il Tropico del Cancro e del
      Capricorno, l’Equatore, l’Eclittica e le eventuali linee di
      longitudine disegnate ogni 30 gradi.
      
        
      
       Originale rispetto alle altre opere classiche scritte
      sull’argomento sono le parti che Decimator aggiunge alla fine di ognuna
      delle tre partizioni dove prende in esame e descrive 
      particolari del cielo stellato 
      non contemplati nell’Almagesto quasi ad anticipare il proliferare
      di nuove costellazioni che si realizzerà a partire dal secolo successivo,
      quali: De Praesepio sive Nubecula et
      Asellis, De Corde Leonis, De Spica et Protigete, De Pleiadibus, De Propo,
      De Urna, De Lineis et Nodo, De Berenices Crinis, De Arcturus, De Gorgoneis,
      De Capra et Haedi, De Caduceo, De Aqua Aquarii….  
      
        
       
      
       Index
      Huius Libelli  
 
      
         
       Confronta
      l'opera di Decimator con il  De
      le stelle fisse, Venezia 1540 
      di Alessandro Piccolomini  
       e
      con il Theatrum
      mundi, et temporis,
      Venezia
      1588 di Giovanni Paolo Gallucci 
       
       
       
       
       
                                       
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