| Anonimo | Manoscritto di Vienna: MS 5415 fol. 170r (Oesterreichishe Nationalbibliothek Wien), 1440 circa | 
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 Anonimo 
 Manoscritto di Vienna MS 5415 fol. 170 r Il Planisfero Australe Oesterreichishe Nationalbibliothek Wien, 1440 circa 
 
 
 
 
 I
      due manoscritti che contengono le mappe che presento sono attualmente
      depositati presso  La
      prima tavola rappresenta il planisfero celeste boreale, misura circa  Il
      secondo documento, quello dedicato al cielo australe, non è praticamente
      stato mai pubblicato essendo apparso a bassa definizione soltanto nel
      volume di tiratura limitata di Zofia Ameisenowa, The
      Globe of Martin Bylica del 1959. Vi fanno riferimento John Brian
      Harley e David Woodward nella loro monumentale opera The
      history of cartography del 1992, dove però indicano in modo errato il
      riferimento di collocazione presso la Biblioteca di Vienna, cosa che non
      mi ha facilitato il lavoro di reperire la mappa e che in parte può anche
      giustificarne l’assenza nella letteratura storica, anche quella recente.
      Devo ringraziare l’intervento della bibliotecaria della Biblioteca di
      Vienna,  Questo
      secondo manoscritto, quasi quadrato, ha i lati che misurano  Il planisfero meridionale, costruito con le stesse caratteristiche di quello boreale, non è rifinito, è incompleta la scala graduata dell'eclittica e manca la proiezione dell'equatore. E' invece disegnato il tracciato della Via Lattea meridionale. La mappa colpisce per l'originalità dell'interpretazione stilistica delle costellazioni, in particolare il Crater che è rappresentato come un tino in legno per la raccolta dell'uva. 
 
 
 
 I Nomi delle costellazioni sono riportati in latino mentre per i numerosi nomi delle singole stelle prevalgono quelli di origine araba.  L'origine
      di queste due carte manoscritte, databili intorno al 1440, è al momento
      sconosciuta. Sul loro possibile autore sono state fatte diverse ipotesi;
      la più attendibile è quella che lo indica nella figura di Johannes von
      Gmunden (circa 1384-1442), astronomo e matematico austriaco. Questa tesi
      è suggerita da un gruppo di lavoro di studiosi, tra i quali Rudolf Simek,
      autori di una curata monografia dedicata al matematico del trecento, Johannes
      von Gmunden, Astronom und Mathematiker, Studia Medievalia Septentrionalia
      12, Wien 2006, nel quale appare anche un lavoro di Paul Kunitzsch,
      e si basa sulle affinità di queste tavole con altri lavori contenuti nel
      manoscritto,
      tra i quali un Alfonsinian
      star-catalogue : fol 217r-251r (version from 1424, corrected 1534), quasi
      sicuramente ascrivibili a Johannes von Gmunden. I planisferi sono realizzati a due colori, in rosso vengono identificate le stelle interne al disegno della costellazione, quelle che Tolomeo definisce infigurate, in nero quelle esterne, le informi di Tolomeo. Il rosso, oltre ad alternarsi al nero ogni 30 gradi nel computo della longitudine eclittica, viene utilizzato per i nomi delle stelle e delle costellazioni e per il doppio tracciato della proiezione dell'equatore. Il planisfero nord riproduce in proiezione convessa le costellazioni tolemaiche boreali e quelle zodiacali riportando anche il numero di classificazione stellare dell'Almagesto, le stelle sono disegnate in proiezione eclittica. Sul margine destro della tavola sono abbozzate anche le costellazioni dell'Altare e della Corona meridionale, prive di stelle, che verranno inserite complete nel manoscritto che riproduce il cielo australe. L'eclittica è suddivisa in spicchi di trenta gradi
      la cui alternanza è messa in evidenza dal colore delle tacche, prima il
      nero e poi il rosso; curiosamente il computo dei gradi all'interno degli
      spicchi è cadenzato da una non comune progressione di sei in sei. La
      carta è stata elaborata con molta precisione e rigore e si allontana
      fortemente in quanto a contenuto scientifico dai disegni delle
      costellazioni che corredano i testi delle Aratee e delle Favole di Igino
      del periodo, tanto da poterla considerare la capostipite di tutte le carte
      scientifiche successive. Anticipa di almeno settanta anni la tavola del
      Durer del 1515 e rispetto a questa, generalmente considerata come il
      prototipo delle carte celesti, fornisce più informazioni perché riporta
      anche la proiezione del polo nord, del circolo boreale e anche una parte
      di quello equatoriale.  La
      presenza nella tavola della proiezione dell'equatore e dei suoi punti di
      intersezione con l'eclittica ci permette di apprezzare e calcolare il
      valore della precessione degli equinozi per il quale sono state
      posizionate le stelle e quindi di stabilire con una certa precisione la
      data di produzione della mappa. Identificando nella costellazione della
      Vergine la stella eta Virginis, la numero 6 nella tavola del manoscritto
      che riprende la numerazione dell'Almagesto di Tolomeo, possiamo facilmente
      calcolare che dista dal punto equinoziale autunnale di circa -3 gradi di
      longitudine eclittica, con una differenza quindi di circa 8 gradi da come
      viene ad esempio riportata attualmente nel Millenium Star Atlas dell'anno
      2000. La precessione degli equinozi produce una differenza in longitudine
      eclittica di 50,33" all'anno, 8° equivalgono quindi a circa 570
      anni. Tale è pertanto la differenza tra la produzione del Millenium Star
      Atlas del 2000 ed il manoscritto che può essere quindi datato per il
      1430, con uno scarto di soli dieci anni dalla data indicata da Kunitzsch. Lo
      stesso risultato lo si può ottenere partendo dalle coordinate stellari
      contenute nell’Almagesto. Rimane
      però a questo punto il problema che il valore della precessione di  L’esattezza
      di queste posizioni  per il
      1430-40 può indurre a pensare che il Gmunden non abbia calcolato le
      posizioni per riduzione da un altro catalogo antico ma che in qualche modo
      abbia utilizzato delle vere osservazioni, prodotte da lui stesso o da un
      altro astronomo del periodo. Se questa ipotesi è valida il manoscritto di
      Vienna sarebbe quasi una fotografia del cielo di allora le cui stelle
      andrebbero a collocarsi quasi spontaneamente rispetto all’intersezione
      di quel tempo tra l’eclittica e l’equatore. Sarebbe dopo tanti secoli
      il primo manufatto eseguito su osservazioni fresche e recenti. 
      E’ quello che suggerisce Adèle Lorraine Wörz nella sua tesi di
      laurea, The Visualisation of
      Perspective Systems and Iconology in Durer’s Cartographic Works,
      Oregon State University , 2007 , congetturando che l’autore del
      Manoscritto di Vienna abbia utilizzato un catalogo allora recentissimo, il
      Khaqani zij, prodotto dall’astronomo islamico al-Kashi. 
      Questi era stato invitato da Ulug
      Beg a Samarcanda nel 1420 dove giocò un ruolo fondamentale nella
      realizzazione del famoso osservatorio astronomico, inaugurato verso il
      1429, e nell’attrezzarlo dei relativi strumenti di osservazione. I
      lavori eseguiti da Ulug Beg, da al-Kashi e da circa altri sessanta
      scienziati portarono alla pubblicazione delle tabelle sultaniali (zij-e
      soltāni), apparse nel 1437 ma migliorate da Ulug Beg fino a poco
      prima della sua morte avvenuta nel 1449. Anche nella realizzazione di
      queste tavole furono utilizzati i dati delle Khaqani zij di
      al-Kashi. Il
      possibile collegamento tra il manoscritto di Vienna ed il lavoro degli
      astronomi di Samarcanda è ulteriormente avvalorato dall’uso dei nomi
      arabi di molte stelle, alcuni dei quali utilizzati per la prima volta,
      presenti nei due planisferi di Vienna.  Il
      Manoscritto di Vienna, al di là che venga definitivamente dimostrata la
      tesi  esposta, è senz’altro
      più ricco di informazioni e più originale di quanto lo siano i
      planisferi che ha ispirato, quelli del 1503 ascrivibili ad Heinfogel e del
      1515 del Durer. Lo dimostrano la presenza della Via Lattea, del circolo
      equatoriale e dei circoli polari, la concordanza delle posizioni stellari
      con il reticolo di riferimento, la numerazione di sei in sei gradi, la
      nomenclatura delle stelle nonché l’originalità dello stile di
      rappresentazione delle costellazioni. Elementi che insieme combinati lo
      fanno diventare un archetipo dal quale non ha potuto esimersi dal prendere
      ispirazione lo stesso Durer per realizzare le sue due ben più famose
      mappe. 
 
 Il tracciato della Via Lattea e i due poli boreali 
 
 
 La tavola, Tafel X, è riprodotta nel secondo volume di Fritz Saxl Verzeichnis astrologischer und mythologischer illustrierter Handschriften des lateinischen Mittelalters, Heidelberg 1927 riproposto interamente di seguito Saxl verzeichnisastro00saxl.pdf 
 
 Confronta il Manoscritto di Vienna con 
 Planisferi di Conrad Heinfogel (?) 1503 Die Karte des Nördlichen Sternenhimmels, Inv.-Nr. Hz 5576 
 
 Die Karte des Südlichen Sternenhimmels, Inv.-Nr. Hz 5577 
 
 
 
 
 Affreschi di Palazzo Besta a Teglio (1550 circa) 
 
 
 FILMATO Manoscritto di Vienna MS 5415 fol. 168r .wmv 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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 Clicca sulle immagini per gli approfondimenti 
 IL PLANISFERO AUSTRALE 
 
 
 LE COSTELLAZIONI 
 PESCE MERIDIONALE 
 CORONA MERIDIONALE, ALTARE 
 LUPO, CENTAURO 
 IDRA 
 CORVO, CRATERE 
 NAVE, CANE MAGGIORE 
 CANE MINORE 
 LEPRE, ORIONE 
 ERIDANO 
 BALENA 
 Il tracciato della Via Lattea e i due poli Australi 
 
 
 
 
 Bibliografia: Zofia
      Ameisenowa, The
      Globe of Martin Bylica of Olkusz and celestial maps in the east and in the
      west,
      Zaklad Narodowy Imienia Ossolinskich Wydawnictwo Polskiej Akademii Nauk,
      Wroclaw-Cracow 1959, opera molto rara, tiratura di sole 500 copie.   
       Adèle
      Lorraine Wörz, The
      Visualisation of Perspective Systems and Iconology in Durer’s
      Cartographic Works,
      Oregon State University , 2007   
       Rudolf Simek, Kathrin Chlench, Johannes von Gmunden, Studia Medievalia Septentrionalia, Fassbaender, Wien, 2006 
 
 
 
 
 Le
      immagini dei due planisferi sono pubblicati, e per la prima volta ad alta
      definizione,  su concessione della Österreichische
      Nationalbibliothek 
 
 
 
 Leggi la seguente pagina http://naa.net/ain/personen/Duerer_1435.asp di Hans Gaab autore di 
 
 articolo sul manoscritto di Martin Roland 
 
 
 di Felice Stoppa 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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