Johannes Walch

 

Neue Himelsbeschreibung oder Sehr leichte Methode die Sternbilder durch die äussere Gestalt der vornehmsten Sterne unter denselben kennen zu lernen. 1826 / Augsburg, im Walchsohen Kunstverlag. 1804, Augsburg 1804-1826

 

 

 

 

 

 

Johannes Walch

 

 

Neue Himelsbeschreibung oder Sehr leichte Methode die Sternbilder durch die äussere Gestalt der vornehmsten Sterne unter denselben kennen zu lernen. 1826 / Augsburg, im Walchsohen Kunstverlag. 1804, Augsburg 1804-1826

 

 

 

 

La tavola che presento in questa pagina riporta la data di pubblicazione del 1826 ma risulta essere la ristampa di quella prodotta nella stessa tipografia di Walch all’inizio del secolo, nel 1804 e che probabilmente realizzava un progetto nato già prima della fine del settecento.

 

Luogo, autore e data della prima pubblicazione

 

 

Nessuna modifica nel posizionamento delle stelle ma anche nell’aggiornamento delle costellazioni che nel frattempo, in particolare con la pubblicazione dell’Uranographia (1801) di Bode, erano aumentate notevolmente di numero.

E’ invece innovativo il progetto grafico:

  - Mancanza del disegno dei personaggi mitologici e rappresentazione grafica delle costellazioni tramite l’unione dei segmenti che uniscono tra loro le stelle principali.

  - Suddivisione della tavola in tre parti distinte: I due emisferi in proiezione polare equatoriale stereografica e la fascia a nord e a sud dell’equatore per 35° positivi e negativi di declinazione  in proiezione cilindrica.

 

Le costellazioni intorno al polo nord

 

Anomalo invece l’uso di due diversi punti di osservazione per rappresentare la volta celeste: Proiezione concava (osservatore al centro della sfera celeste) per l’emisfero boreale, così come per la fascia equatoriale, ed invece proiezione convessa (osservatore all’esterno della volta celeste) per quella meridionale: anomalia che per esempio non permette di vedere continua la rappresentazione della costellazione della Vergine, ma anche di tutte le altre costellazioni poste sull’equatore celeste, nel punto di contatto e di corrispondenza dei due emisferi.

 

Die Jungfrau, la Vergine nei due emisferi tra loro ribaltati( e non semplicemente capovolti) di 180°

 

Altra anomalia la riscontro nel tracciato dei raggi di ascensione retta partenti dai due poli celesti equatoriali che sono disegnati in funzione del cerchio periferico dei mesi (inizio e metà del mese) anziché di quello dell’equatore in gradi con il risultato che, essendo i vari mesi di durata diverse, l’intervallo in gradi tra un raggio e l’altro non è sempre uguale.

 

L’editore e tipografo Walch pubblicò all’inizio del secolo, con numerose ristampe negli anni successivi, anche un fortunato piccolo atlante geografico delle nazioni, l’ Allgemeiner Atlas .

http://www.atlassen.info/atlassen/walch/walaa1812/walaa1812.htmlp

per cortesia di 

 

 

La nostra tavola non fa parte però di questo progetto, è infatti di dimensioni molto più grandi, cm 46 per 58,4, ed era  destinata ad essere venduta separatamente dall'atlante ad un pubblico di non specialisti.

Abbiamo infatti visto la semplicità dei reticoli di riferimento nei due planisferi : solo la proiezione dei poli equatoriali, del circolo dell’equatore e dei raggi di A. R. e le stelle, denominate da lettere greche seguendo il metodo introdotto da Bayer, sono riportate soltanto fino alla quarta magnitudine e solo le più luminose sono accompagnate, in tedesco o in latino, dal nome proprio.

 

Tabella delle magnitudini

 

E’ invece più articolata la fascia equatoriale di 360° che, oltre a presentare i segmenti di arco di A. R. all’inizio ed alla fine dei mesi, è provvista di una scala graduata al passo di 3° di A. R. , numerati ogni 15, posta sulla proiezione dell’equatore.

 

Die Jungfrau sulla fascia equatoriale

 

 

Sempre in questa fascia troviamo rappresentato il percorso tratteggiato (da intendersi però come unione dei punti nei quali doveva trovarsi il pianeta in un determinato momento dei diversi anni) del passaggio di quattro pianeti per alcuni anni della seconda metà del settecento: Saturnus, Jupiter, Mars e Urano, quest’ultimo denominato ancora con il nome dell’astronomo Herschel che lo scoprì nel 1781.

 

Saturnus

 

Jupiter

 

Mars e Herschel (Urano)

 

 

La tavola è arricchita da due versi poetici di Manilius e Haller:

 

 

 

 

 

La tavola

 

 

 

 

 

 

 

La tavola, identica alla prima, ma nella prima edizione del 1804

 

 

 

 

La famiglia di Johannes Walch in un autoritratto realizzato dallo stesso Walch

 

  

 

 

 

www.atlascoelestis.com

di  FELICE STOPPA

FEBBRAIO 2019